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LECTIO: DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno B)

 Lectio
divina su Gv 15,26-27; 16,12-15

 

Invocare

O Padre, che nel mistero della
Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai
confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità
dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del
Vangelo.

Per Cristo nostro Signore.
Amen.

 

In ascolto della Parola (Leggere)

15,26Quando verrà il Paràclito, che
io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli
darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché
siete con me fin dal principio.

16,12Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando
verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non
parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose
future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e
ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per
questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

 

In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi
metta delle salde radici.

 

Dentro
il Testo

Ci troviamo nel contesto dei
“discorsi di addio” (13,31-14,31; 15,1-16,33) detti alla vigilia della festa e
posto alla fine dell’ultima cena di Gesù. Qui l’evangelista ha raccolto una
serie di insegnamenti di Gesù.

Nei discorsi di addio, abbiamo
numerose indicazioni sul dono dello Spirito Santo e sull’opera che egli compie
in particolare nei capitoli 14-16. Questa sezione viene chiamata dagli esegeti
“libro della rivelazione” (13,1-17,26).

Nel contesto che la liturgia
odierna offre, la pericope evangelica va letta in parallelo con le altre
letture proposte: quella dal libro degli Atti degli Apostoli (2,1-11) e
l’epistola di san Paolo (Gal 5,16-25), ricordando che la festa della Pentecoste
ebraica e il riferimento al dono della legge sono importanti per comprendere
l’indicazione dello Spirito come Legge nuova del cristiano.

I discepoli, poi, sono invitati
a crescere nell’amore verso il Maestro che si offre totalmente a loro. La
pericope evangelica assume un carattere cristologico, infatti ciò che il Padre
ha e ciò che il Paràclito fa, mettono in rilievo la pienezza ed assolutezza
della rivelazione – comunicazione realizzata in Gesù Cristo. Tuttavia i rimandi
alle tre persone divine, possono aprire a considerazioni trinitarie ma
soprattutto illuminare chi prega veramente per divenire uno con lo Spirito.

 

Riflettere
sulla Parola
(Meditare)

15,26: Quando verrà il
Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal
Padre, egli darà testimonianza di me

L’evangelista Giovanni con il
termine “
Paráclito” (gr. paráklētos) non vuol indicare la
consolazione (
paráklesis) ma colui che è «chiamato accanto» (klētos
= chiamato e
para = vicino). Esso è un termine giuridico che lo designa
(il Paràclito) accanto ad un accusato per difenderlo e aiutarlo (lat.
ad-vocatus).
In 1Gv 2,1 lo stesso titolo viene attribuito a Cristo Risorto:
«Figlioli
miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato,
abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto».

L’invio dello Spirito, a
differenza di 14,16.26, è Gesù stesso a mandarlo dalla Croce, seppur dal Padre,
che indica ad un tempo la provenienza dello Spirito e il luogo da dove Gesù lo
invia.

Lo Spirito avrà una missione,
nel mondo e presso i credenti,.e per questo motivo viene designato “spirito di verità”.
Il vocabolo greco è al
theia che letteralmente significa
“svelare qualcosa di nascosto”, “ciò che non è più nascosto”.

Questo Spirito renderà
testimonianza. Il verbo testimoniare (
martyrein), molto frequente in
Giovanni, nel v. 26 fa la prima comparsa nei discorsi di addio. La testimonianza
dello Spirito è rivolta direttamente al mondo, in favore di Gesù, come pure ai
credenti, per sostenere il loro annuncio. Lo Spirito Santo farò capire il
mistero di Gesù, il Figlio che ci ama con l’amore del Padre.

15,27: e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Lo Spirito Santo è colui che ci
introduce nella testimonianza del Figlio e che ci rende capaci di testimoniare
a tutti lo stesso amore del Padre.

L’evangelista mette in
parallelo la testimonianza divina con quella dei discepoli, con una piccola
differenza accompagnata dalla motivazione:
«perché
siete stati con me fin dal principio»
: il fondamento della testimonianza
non è una conoscenza mistica, ma l’esperienza storica di Gesù, fin dall’inizio
del suo ministero.

L’espressione “fin dal
principio”
non può avere un semplice significato cronologico, applicabile
ad Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele (1,35-51). Ogni discepolo, in qualunque
epoca, è chiamato a rendere testimonianza a Gesù. Infatti, per rendere
testimonianza bisogna accettare come norma tutta la vita di Gesù, fin dal
principio, senza separare Gesù risuscitato dal Gesù terreno.

16,12: Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

In realtà Gesù ha già detto
tutto e ha dato tutto. Egli ha comunicato l’amore del Padre, un amore che non è
capito. Per questo ci sono ancora parole di vita, d’amore per noi. La sua
Parola risuona sempre nuova nel nostro cammino trinitario. Infatti lo Spirito
non aggiungerà nulla ma riceverà le parole di Gesù e ce le ridonerà
contestualizzandole e attualizzandole continuamente.

L’evangelista Giovanni
sottolinea la nostra incapacità di comprendere il suo insegnamento e questo
perché ci sono delle cose che si capiscono solo attraverso l’esperienza.
L’espressione (alla base del termine greco
bastazō = “reggere”, c’è
l’immagine di chi porta gravi pesi, il NT lo usa come traslato ad es. Rm 15,1;
Ap 2, 2.3) che ripropone la situazione di tristezza e turbamento che aggravava
gli animi dei discepoli. E solo attraverso la Croce di Cristo si può capire che
cosa sia effettivamente la vita cristiana e il discepolato. Allora dovrà venire
lo Spirito di verità per condurre i credenti alla verità intera.

16,13: Quando verrà lui, lo
Spirito della verità

L’espressione è preferita dalla
comunità giovannea (14,17; 15,26; 1Gv 4,6; 5,6) che sperimenta come prima
verità proprio il bisogno di avere una guida sicura per scendere nei
vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una giuda capace di condurre ad
un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.

vi guiderà a tutta la verità,
perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito

Anche lo Spirito è Maestro e
Guida (cfr. Es 15,13; Is 49,10; Sal 24,5; Sap 18,3 per il tema di Dio che guida
il suo popolo). Cosa significa? Lo Spirito che guiderà alla verità non è uno
Spirito che insegnerà qualcosa di diverso di quanto annunciato da Gesù. Egli è
in funzione della rivelazione di Gesù; non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che
avrà udito, cioè tutto ciò che Gesù ha rivelato.

Attraverso lo Spirito è
possibile ai credenti comprendere il significato della vita e delle parole di
Gesù e farle diventare pensieri, sentimenti e scelte personali.

E vi annuncerà le cose future

Il verbo usato «annunzierà» (anangéllō)
(da cui poi
evanghélion, “Evangelo”, “Buona Notizia”) proviene dalla
tradizione apocalittica dove indica l’interpretazione delle visioni o la
rivelazione dei misteri (cfr. Dn 2,2.4.7.9). Lo Spirito espleterà questa
funzione mediante gli apostoli, che avranno una missione particolare nei riguardi
della rivelazione storica di Gesù in quanto furono testimoni fin dall’inizio.
L’annunzio, l’azione dello Spirito sarà rivedere Gesù nella storia.
Riannunciarlo, ridirlo, rinarrare le cose che vanno avvenendo leggendole come
le leggerebbe Gesù.

Cosa sono le cose future?
Certamente lo Spirito non sarà un informatore sui fatti concreti della storia o
un mago che predice il futuro. Quello che lo Spirito Santo ci fa capire è il
traguardo, il compimento della storia, dove la storia va a finire, ci spinge al
futuro. Questo perché compimento della storia non è altro che il Cristo
risorto. Nel vangelo secondo Giovanni, il Cristo in croce è glorioso; nei
crocefissi bizantini il Cristo in Croce è luminoso, è ricco di vita, è risorto,
è ancora sulla Croce ma è già risorto. Se noi riusciamo a vedere la Croce di
Gesù come una vittoria, non c’è niente che ci possa portare via la fede; se
riusciamo a vedere anche nel male, anche nel massimo dell’abbassamento, della
sofferenza, dell’umiliazione la gloria di Dio, la bellezza di Dio, allora la
fede è sicura e fondata. Non c’è nessun rischio o paura del futuro che ci possa
togliere la fede perché se è possibile avere fede in Croce è possibile avere
fede in qualunque situazione.

16,14: Egli mi glorificherà,
perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Come il Paràclito glorificherà
Gesù? Per glorificare Gesù, lo Spirito si annichilisce in Lui. Ma è glorificato
anche dall’opera di interpretazione che lo Spirito compie nella comunità (cfr.
Gv 3,35) e lo ripete nuovamente in modo nuovo trasformando i discepoli in nuove
creature.

Questa azione rende manifesto
l’amore di Gesù (la gloria) ai suoi. Egli, infatti, comunicherà ai credenti ciò
che è di Gesù, il suo patrimonio potremmo dire: ossia una conoscenza di Lui, ma
anche la partecipazione alla sua stessa vita.

Lo Spirito spinge sempre al
nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte ai bisogni dell’umanità. In questa
attività lo Spirito prende da Gesù (
prenderà da quel che è mio) il
messaggio e l’amore (la gloria) manifestati nella sua morte: lo ascolta in
quanto messaggio, lo prende in quanto amore, per comunicarlo.

Lo Spirito spinge fin quando
non avremo il coraggio di dire la verità tutta intera nelle relazioni
quotidiane o nei problemi che viviamo. Purificherà la parte malata e ci
indicherà una nuova identità.

16,15: Tutto quello che il
Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve
lo annuncerà.

Ciò che Gesù possiede in comune
con il Padre è in primo luogo la gloria (l’amore) che questi gli ha comunicato
(1,14), in altre parole l’amore leale e fedele (la gloria), lo Spirito (1,32;
cfr. 17,10). Questo non è una possessione statica ma dinamica in quanto vi è
unione tra Padre e Figlio, comunicazione incessante e vicendevole, che fa sì
che i due siano uno (10,30) e ne compenetra l’attività.

La rivelazione è dunque
perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del

Figlio, si compie nello
Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre.

Le parole del Padre dette da
Gesù e ripetute dal Paràclito sono spirito e vita, vita della Trinità e sono
tutto. Il Paràclito ci apre l’orecchio e noi ascoltiamo i Tre che ancora una
volta ripetono al nostro cuore: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” (Gv
17,10) e anche noi possiamo ripetere a Loro Tre, danzando di gratitudine
inesprimibile: “tutto quel che è Vostro è mio e il mio è Vostro” ripetere a chi
amiamo: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” ripeterlo a tutti perché il
tutto è per tutti. Un giorno potremmo vivere tutto questo dinanzi all’amore
trinitario e il tutto si trasformerà in lui è mio e io sono sua, suo. (Ct
2,16).

 

Ci
fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il
Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato

 

La
Parola illumina la vita e la interpella

Sono consapevole che Gesù non è
soltanto un esempio del passato, ma anche e soprattutto il salvatore presente?

Cristo è il contenuto della mia
fede e del mio servizio di testimone? Vivo una chiara scelta di testimonianza,
per essere missionario della potenza salvifica di Dio?

Faccio sì che la mia vita sia
trasformata dall’azione dello Spirito Santo per vivere meglio la vita
trinitaria? Mi lascio guidare dallo Spirito per vivere meglio la mia missione
di testimone?

Sono attento alla voce dello
Spirito di verità che mi comunica tutta la verità totale di Gesù?

Sono testimone integrale,
completo, di tutte le parole di Gesù, di tutto ciò che Gesù ha vissuto, ha
proclamato, ha consegnato ai suoi e non solo di alcuni aspetti a me più
congeniali?

 

Rispondi
a Dio con le sue stesse parole
(Pregare)

Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio
Dio!

Quante sono le tue opere,
Signore!

Le hai fatte tutte con
saggezza;

la terra è piena delle tue
creature.

 

Togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono
creati,

e rinnovi la faccia della
terra.

 

Sia per sempre la gloria del
Signore;

gioisca il Signore delle sue
opere.

A lui sia gradito il mio canto,

io gioirò nel Signore. (Sal
103).

 

L’incontro
con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità
(Contemplare-agire)

Lasciamo che lo Spirito Santo
ci aiuti a leggere “i segni dei tempi”, cioè a capire che cosa nella vita della
Chiesa e del mondo è nella direzione giusta, e che cosa invece è un ostacolo al
compimento del progetto di Dio. Ci aiuti a porre delle scelte che siano
costruttive e non di distruzione e di annientamento, scelte di vita e non di
morte.

 

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