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6 NOVEMBRE San Nuño Alvares Pereira, Religioso

 Memoria

Nuño Álvares Pereira nacque in Portogallo il 24 giugno 1360, molto probabilmente a Cernache do Bomjardin, figlio illegittimo di fra’ Álvaro Gonçalves Pereira, cavaliere degli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme e priore di Crato, e di donna Iria Gonçalves do Carvalhal. Circa un anno dopo la nascita, il bambino fu legittimato per decreto reale e poté ricevere l’educazione cavalleresca tipica dei rampolli delle famiglie nobili del tempo. A tredici anni divenne paggio della regina Leonor, fu accolto a corte e ben presto fu creato cavaliere. A sedici anni, per volere del padre, sposò una giovane ricca vedova, donna Leonor de Alvim. Dalla loro unione nacquero tre figli, due maschi, morti in tenera età, e una bambina, Beatriz, che avrebbe poi sposato il figlio del re João I, Afonso primo duca di Bragança.

Quando morì il re Fernando, morto senza eredi maschi il 22 ottobre 1383, suo fratello, João, si trovò impegnato nella contesa per la corona lusitana, che gli veniva contestata dal re di Castiglia, il quale aveva sposato la figlia del defunto re. Nuno si schierò dalla parte di João, il quale lo volle come suo connestabile, cioè comandante in capo dell’esercito. Nuno condusse così l’esercito portoghese alla vittoria in varie occasioni fino alla battaglia di Aljubarrota (14 agosto 1385), che avviò il conflitto verso la fine.

Le capacità militari di Nuno, però, erano temperate da una spiritualità sincera e profonda, L’amore per l’eucaristia e per la Vergine costituivano i cardini della sua vita interiore. Assiduo nella preghiera mariana, digiunava in onore di Maria nei giorni di mercoledì, venerdì, sabato e nelle vigilie delle sue feste. Ogni giorno partecipava alla messa, anche se poteva ricevere l’eucaristia solo in occasioni delle maggiori festività. Lo stendardo che scelse come insegna personale portava le immagini del Crocifisso, di Maria e dei santi cavalieri Giacomo e Giorgio. Fece costruire a proprie spese numerose chiese e monasteri, tra cui ricordiamo il Carmine di Lisbona e la chiesa di S. Maria della Vittoria a Batalha.

Alla morte della moglie, nel 1387, Nuno non volle passare a nuove nozze e fu esempio di vita illibata. Quando si raggiunse la pace, donò ai reduci larga parte dei suoi beni, di cui si disfece totalmente quando, nel 1423, decise di entrare nel convento dei Carmelitani da lui fondato, prendendo il nome di fra’ Nuno di S. Maria. Sospinto dall’Amore abbandonava in tal modo le armi e il potere per lasciarsi rivestire dell’armatura spirituale raccomandata dalla Regola del Carmelo. Compiva in tal modo un cambiamento radicale di vita, che portava a compimento il cammino di fede autentica che egli aveva sempre seguito. Avrebbe desiderato ritirarsi in una comunità lontana dal Portogallo, ma il figlio del re, don Duarte, glielo impedì. Nessuno però poté proibirgli di dedicarsi all’elemosina a favore del convento e soprattutto dei poveri, che continuò ad assistere e a servire in ogni modo. Per loro organizzò una distribuzione quotidiana di cibo e non si tirava mai indietro di fronte alle loro richieste. Il connestabile del re di Portogallo, comandante in capo dell’esercito e condottiero vittorioso, il fondatore e benefattore della comunità carmelitana, entrando in convento, non volle privilegi, ma scelse per sé il rango più umile di frate donato e si mise a totale servizio del Signore, di Maria, la tenera Patrona sempre venerata, e dei poveri, nei quali riconosceva il volto stesso di Gesù.

Significativo fu anche il giorno della morte di fra’ Nuno di S. Maria: la domenica di Pasqua, il 1° aprile 1431 (anche se alcune fonti riportano come data di morte il 1° novembre 1431), e subito fu considerato santo dal popolo, che iniziò a chiamarlo “o Santo Condestavel”.

Ma, se la fama di santità di Nuno restò costante e anzi aumentò con il tempo, ben più complesso è stato l’iter del processo di canonizzazione, che iniziò ben presto promosso dai sovrani portoghesi e poi dall’Ordine Carmelitano, ma incontrò innumerevoli ostacoli di natura esterna. Solo nel 1894 il p. Anastasio Ronci, allora postulatore generale dei Carmelitani, riuscì a far introdurre il processo per il riconoscimento del culto ab immemorabili del Beato Nuno, che nonostante le difficoltà dovute ai tempi poté concludersi felicemente il 23 dicembre 1918 con il decreto Clementissimus Deus di S.S. Benedetto XV.

Anche le reliquie furono traslate più volte dal sepolcro originale nella chiesa del Carmine, finché, nel 1961, in occasione del sesto centenario della nascita del Beato Nuno, fu organizzato un pellegrinaggio del prezioso reliquiario d’argento, in cui erano state deposte, ma poco dopo esso venne rubato e le reliquie mai più ritrovate; al loro posto furono collocate alcune ossa già conservate altrove. La scoperta, nel 1996, del sito primitivo della tomba con alcuni frammenti di ossa compatibili con le reliquie note, ha riacceso il desiderio di vedere presto il Beato Nuno proclamato Santo dalla Chiesa.

Il postulatore generale dei Carmelitani, p. Felipe M. Amenós y Bonet, ottenne la ripresa della causa che nel frattempo era stata corroborata da un presunto miracolo, avvenuto nel 2000. Furono svolte le rispettive inchieste, e il 3 luglio 2008, il Santo Padre Benedetto XVI disponeva la promulgazione del decreto sul miracolo per la canonizzazione e durante il Concistoro del 21 febbraio 2009 ha disposto che il Beato Nuno venga iscritto nell’Albo di Santi il 26 aprile 2009.

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