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LECTIO: 3ª DOMENICA D’AVVENTO (A)

Lectio divina su Mt 11,2-11



Invocare

Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che viene e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Capire
L’antifona della Liturgia eucaristica di questo giorno recita così: Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4.5). Da questo deduciamo che il tema della gioia è alla base della Liturgia della Parola di questa terza domenica d’Avvento. È la gioia che scaturisce nel buio della nostra esistenza, ove siamo chiamati ad incamminarci e rileggere nella nostra vita, con la luce nel cuore, la Parola del Signore.
Il Vangelo odierno, inserito nel contesto di una serie di racconti circa l’attività di Gesù che fa seguito al discorso sull’apostolato (Mt 11-12), inizia col presentare il Battista, in prigione nella fortezza di Macheronte.
L’evangelista Matteo ci rivela la motivazione della prigionia e della morte del Battista: aveva denunciato il comportamento immorale di Erode e di Erodiade (Mt 14,1-12).
Alla base del suo discorso, l’evangelista pone l’accento sulla polemica fra Gesù e i suoi avversari, in un crescendo che continuerà per tutto il resto del vangelo.
In questa sezione, dominata in modo preponderante dalla diffidenza e dall’ostilità, la predicazione di Gesù è costretta a farsi misteriosa e Gesù per non togliere del tutto la luce dei suoi insegnamenti al popolo d’Israele, propone sotto il velo del genere parabolico i vari aspetti della misteriosa realtà del Regno (c. 13).
Per ogni cristiano, è importante cogliere la beatitudine del v. 6: Beato chi non si scandalizza di me per raccogliere nella vita lo stile di Dio.

Leggere
2 Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3 a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4 Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5 i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 7 Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10 Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Silenzio meditativo: Vieni, Signore, a salvarci

Meditare
vv. 2-3: Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»
Facciamo qui un salto da 4,12, punto in cui del Battista non sappiamo nulla. Adesso si trova in carcere, un luogo di segregazione, un mondo a parte. 
Paolo scrivendo a Timoteo dice: “la Parola di Dio non è incatenata” (2Tim 2,9). Essa “è viva efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12). Giovanni è convinto di questo e non ripiega la sua vita su se stesso, anzi, non smette di fissare lo sguardo verso ciò che ritiene lo scopo della sua vita: preparare la strada al Messia. In Lui è tutta la sua gioia, da Lui aspetta la sua salvezza. È attento ai segni dei tempi anche se questi segni sono molto diversi da quelli da lui stesso annunciati.
Ora però gli sorgono dubbi. Non sappiamo il motivo per cui il Battista è spinto alla domanda; forse l’ambiente stesso l’ha portato a questo. In questo momento egli rappresenta tutti quegli uomini giusti dell´AT e di tutte le epoche, che hanno il valore di esprimere i loro dubbi, di mettersi in discussione con serietà, di cercare una risposta alle loro domande.
Giovanni da uomo pieno di Spirito Santo si mette in discussione e si apre ad una nuova proposta da parte di Dio, pur con la fatica che avrà fatto nel comprendere questo progetto. La sua è una domanda aperta alla verità che gli viene da un Altro.
vv. 4-5: Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo
La risposta di Gesù non è diretta, ma facendo parlare i fatti, attesta esplicitamente la sua missione. I verbi “udite” e “vedete” messi al presente descrivono un’azione che si sta svolgendo ora, in questo momento, con tendenza a durare verso un immediato futuro.
Con una serie di coppie di prodigi da lui operati ieri ed oggi, con i verbi al presente, Gesù invita, non solo Giovanni, ma i discepoli di ogni tempo, a leggere i segni dei tempi per riconoscervi la presenza del Messia Gesù. Questa “è la via della fede, che iniziando dall’attività visibile culmina nel riconoscimento di Gesù. È la via che conduce dall’oscurità alla luce, dal segno alla realtà” (W. Trilling).
Gesù in questo momento cita l’AT è il metodo narrativo matteano per affermare che in Gesù Cristo le Scritture hanno avuto il loro compimento. Egli non fa altro che invitarci a raccontare noi stessi ciò che abbiamo visto e udito. A farci degli interrogativi sulla verità nascosta. È un incitamento anche per noi ad essere svegli per essere portatori di un annuncio vivo e vissuto della nostra fede in Lui.
v. 6: E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!
Abbiamo un invito alla lettura dei segni dei tempi per dare risposta a noi stessi e a quanti ci circondano, ove vi è racchiusa una beatitudine. Gesù le aveva già proclamate le beatitudini. Qui ne aggiunge ancora una. Essa è legata a questo atteggiamento del discepolo che lascia che il Maestro gli insegni la via per giungere al Regno di Dio. Quanti infatti sapranno accogliere questo messaggio e questo stile di vita senza che esso gli provochi inciampo nel cammino, saranno felici perché avranno trovato la via della vita e della vera libertà.
Nel testo greco, la parola “scandalo” vuole indicare la pietra d’inciampo preparata per colpire di sorpresa una persona. Gesù qui si presenta come uno che “scandalizza”. Ma lo scandalo di cui parla Gesù è quello che scaturisce dal vivere radicalmente il vangelo, quello che ci scuote dalle nostre abitudini di vita e dai nostri schemi mentali. 
v. 7: Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 
In questo versetto, inizia una testimonianza di Gesù su Giovanni il Battista che si articola in tre domande.
Possiamo cogliere uno scossone di Gesù nei nostri confronti che continuiamo ad arrampicarci sugli specchi o che passiamo da un pensiero ad un altro. Egli è il discepolo fedele, che ha annunciato con schiettezza gridandolo alla coscienza di ognuno.
Giovanni non è una canna sbattuta dal vento; il solo vento che lo muove è quello dello Spirito Santo (ruach) che lo ha condotto nel deserto, dove ha predicato la conversione e il ritorno a Dio.
v. 8: Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 
Gesù ribadisce cercando di arrivare all’identità del Battista: Un profeta è fuori dal nostro modo di pensare. Il suo status non è un privilegio, ma una missione; anzi la sua scelta così radicale dice il totale abbandono dal mondo per dare a Dio il primato di tutto: per dire che Dio è l’unico vero bene. Questo è un interrogativo per noi quando non siamo in grado di accettare i profeti, quando non accettiamo coloro che parlano nel nome di Gesù.
Giovanni non ha voluto immischiarsi con faccende politiche, con riconoscimenti e favoritismi. Egli era anzitutto un “modello di sopportazione e di pazienza” (Gc 5,10) e come tale egli è l’araldo del Signore. Anzi, il richiamo al rispetto della Legge di Dio gli ha procurato la prigionia da parte dei potenti.
vv. 9-10: Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via
Giovanni è quel profeta che fa da ponte tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Nessuno nell’AT ha svolto una missione pari alla sua.
Gesù riprende due brani dell’AT che parlano di un messaggero, di un mediatore della salvezza di Dio. Il primo lo troviamo in Es 23,20. Mentre il secondo personaggio un po’ misterioso lo troviamo in Mal 3,1 di cui Giovanni rivelò apertamente.
Questo messaggero divino, che è stato Giovanni il Battista, ha preparato la strada al Signore. In questo modo Matteo sta definendo in modo indiretto la natura divina di Gesù.
Anche noi dovremmo fare o stare nel deserto per ritrovare la “via santa” e preparare la via al Signore. Indicare, come il Battista, cosa fare per permettere al Signore di entrare nella nostra vita.
v. 11: In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui
Il versetto è introdotto da una affermazione di Gesù, una sorta di giudizio favorevole sul Battista. Se nell’AT troviamo la formula “dice il Signore”, qui Gesù dice: “Io vi dico” per mettere in evidenza l’importanza della missione del Battista. Non per un posto d’onore ma per indicare la fine di un’era e l’inizio della rivelazione piena del volto di Dio.
Con Gesù il Regno non è più guadagnato con sforzi umani, ascesi, meriti derivanti da una buona condotta. Paolo scrivendo ai Romani 14,17, dice: “il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”. Chi vive di questo, è grande nel Regno (Mt 5,19).

La Parola illumina la vita
Giovanni compie il suo ministero in funzione della venuta di Gesù, su di lui occorre riflettere probabilmente per poter accogliere meglio il Messia. Gesù ne fa un vero elogio del suo Precursore: gli riconosce una solidità interiore; non si è lasciato agitare dai venti contrari seguendo ora questo, ora quello. 
Per Giovanni Battista fu difficile riconoscere, in Gesù, il Messia. E noi? Lo conosciamo? Lo riconosciamo?
Non è una questione di deserto. Gesù continua a ripeterci la domanda e a dare una risposta concreta che testimoni Gesù nella vita di tutti i giorni. Infatti, siamo chiamati tutti a “scandalizzare” il mondo con lo scandalo del vangelo dimostrando con la vita di non assoggettarsi a usi e costumi lontani dalla fede cristiana, di rifiutare compromessi che provocherebbero ingiustizie, di preoccuparsi dei poveri e degli ultimi.
Giovanni è un profeta, l’ultimo dei profeti che annunciavano l’intervento di Dio a favore del suo popolo. Ed io?


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Pregare
Rallegratevi sempre nel Signore!
Il Signore è vicino!
Lo ripeto ancora: rallegratevi!
Il Signore è vicino! (cfr. Fil 4,4).


La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno (Sal 84,10-11).


Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza (Sal 84,13-14).

Contemplare-agire
Condividiamo e comunichiamo la nostra fede. Prepariamo la venuta del Salvatore con la speranza, la gioia e la carità. Siamo per i nostri fratelli luce che illumina e incammina verso Cristo.




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