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LECTIO: III DOMENICA DI AVVENTO (Anno A)

Lectio divina su Mt 11,2-11

 



Invocare
Sostieni,
o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che
viene e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della
fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. Per Cristo
nostro Signore. Amen.
 
In ascolto della Parola (Leggere)
 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito
parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a
dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù
rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i
ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi
sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è
annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo
di scandalo!».  7Mentre quelli
se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete
andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora,
che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco,
quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene,
che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un
profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te
io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.
11In
verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di
Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di
lui.
 
Silenzio meditativo lasciando risuonare nel cuore la Parola
di Dio
 
Dentro il Testo
Il Vangelo odierno, in questa terza domenica d’Avvento, detta
“Gaudete”, è nel contesto
di una
serie di racconti circa l’attività di Gesù che fa seguito al discorso
sull’apostolato
(cfr. Mt 10-13).
In questa sezione non vengono narrati
molti miracoli, ma l’evangelista pone l’accento sulla polemica fra Gesù e i
suoi avversari, in un crescendo che continuerà per tutto il resto del vangelo.
In questo tratto evangelico, dominato
in modo preponderante dalla diffidenza e dall’ostilità, la predicazione di Gesù
è costretta a farsi misteriosa e Gesù, per non togliere del tutto la luce dei
suoi insegnamenti al popolo d’Israele, propone sotto il velo del genere
parabolico i vari aspetti della misteriosa realtà del Regno.
Anche questa domenica entra in
scena Giovanni Battista ma questa volta appare “vacillante”. Ciò è indice di
quell’umanità di Giovanni sempre in cerca della Verità, la stessa che ha
proclamato, la stessa di cui è amico, la stessa per cui è disposto a perdere la
sua vita. Di lui Gesù ne fa un grande elogio con una grande testimonianza e
risponde al profeta con le profezie
di Isaia e approfitta per ricordare a tutti il ruolo che ha Giovanni nella storia
della salvezza.
 
Riflettere sulla Parola (Meditare)
vv. 2-3: Giovanni, che era in carcere, avendo sentito
parlare delle opere del Cristo
Parlando
del Battista, Matteo ci ha lasciati al suo arresto in 4,12
dicendo che Gesù incominciò a
predicare dopo aver sentito che Giovanni era stato arrestato
. Successivamente,
in
Mt 14,2-12, spiegherà i
motivi dell’arresto di Giovanni e le circostanze della sua uccisione.
Giovanni
si trova in carcere nella fortezza di Macheronte, che si trova a mt 1.120 di
altezza circa; un luogo di segregazione, un mondo a parte.
Paolo
scrivendo a Timoteo dice: “la Parola di Dio non è incatenata” (2Tim 2,9), non
si lascia mettere nessuna catena, perché essa «è viva, efficace e più
tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione
dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i
sentimenti e i pensieri del cuore»
(Eb 4, 12).
Giovanni è convinto di questo e non ripiega la sua
vita su se stesso, anzi,
non smette di fissare lo sguardo verso ciò che
ritiene lo scopo della sua vita: preparare la strada al Messia. In Lui è tutta
la sua gioia, da Lui aspetta la sua salvezza. È attento ai segni dei tempi
anche se questi segni sono molto diversi da quelli da lui stesso annunciati.
per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Giovanni, sentendo parlare delle “opere del
Cristo”, si pone una domanda drammatica, colma di mille dubbi. Forse un dubbio
della stessa comunità per cui scrive Matteo. Può essere anche il nostro dubbio,
specialmente per quelle volte che chiediamo a Gesù di venire allo scoperto.
Non sappiamo il motivo per cui il Battista è spinto
alla domanda; forse l’ambiente stesso l’ha portato a questo. In questo momento
egli rappresenta tutti quegli uomini giusti dell’Antico Testamento e di tutte
le epoche, che hanno il valore di esprimere i loro dubbi, di mettersi in
discussione con serietà, di cercare una risposta alle loro domande.
Giovanni
da uomo pieno di Spirito Santo si mette in discussione e si apre ad una nuova
proposta da parte di Dio, pur con la fatica che avrà fatto nel comprendere
questo progetto. La sua è una domanda aperta alla verità che gli viene da un
Altro.
vv. 4-5: Gesù
rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la
vista
, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano,
ai poveri è annunciato il Vangelo.
Alla
domanda precisa di Giovanni, Gesù non dà una risposta altrettanto precisa, ma facendo
parlare i fatti, elencando
i segnali
che la tradizione profetica (Is 35,4-6) considerava premonitori dell’avvento
del Messia,
attesta esplicitamente la sua missione.
I
verbi “udite” e “vedete” messi al presente
descrivono un’azione che si sta svolgendo ora, in questo
momento, con tendenza a durare verso un immediato futuro.
Qui
Gesù invita, non solo Giovanni, ma i discepoli di ogni tempo, a leggere i segni
dei tempi per riconoscervi la presenza del Messia-Gesù. Questa “è la via della
fede, che iniziando dall’attività visibile culmina nel riconoscimento di Gesù.
È la via che conduce dall’oscurità alla luce, dal segno alla realtà” (W.
Trilling).
Con il
metodo narrativo matteano, Gesù citando alcune profezie di Isaia:
Is 35,5-6 (ciechi sordi e zoppi);
26,19 (morti); 29,18 (sordi); 61,1 (buona novella ai poveri),
afferma
che in Lui le Scritture hanno avuto il loro compimento e ci invita a raccontare
noi stessi ciò che abbiamo visto e udito (cfr. 1Gv 1,1-4). Inoltre, ci invita a
porci degli interrogativi sulla verità nascosta: un incitamento anche per noi
ad essere svegli per essere portatori di un annuncio vivo e vissuto della nostra
fede in Lui.
v. 6: E beato è colui che non trova in me motivo
di scandalo!
È
forte quest’affermazione di Gesù! C’è una beatitudine per chi riesce
a superare lo sconcerto che prova
davanti a un Messia povero e disarmato.
Questa è una beatitudine che invita a leggere i
segni dei tempi per dare risposta a noi stessi e a quanti ci circondano.
Gesù
le aveva già proclamate le beatitudini. Qui sembra aggiungerne ancora una. In
realtà il discorso è legato all’atteggiamento del discepolo che dovrà vivere
il vangelo del regno ai poveri,
della misericordia, della pace, della giustizia. Seguire gli insegnamenti del
Maestro:
la via per giungere al Regno di Dio. Quanti sapranno accogliere questo
messaggio e questo stile di vita, senza che esso gli provochi inciampo nel
cammino, saranno felici perché avranno trovato la via della vita e della vera
libertà.
La
beatitudine è anche uno scontro, una crisi di fede. La parola “scandalo” vuole
indicare la “pietra d’inciampo”, che non ti permette di proseguire il cammino,
ma che te lo rende presente se ne prendi coscienza.
Oggi
lo scandalo è anche qualcosa di negativo, ma qui parliamo di Gesù. Egli si
presenta come uno che “scandalizza”. Lo scandalo di cui parla Gesù
è quello che scaturisce dal vivere
radicalmente il vangelo, che va controcorrente, quello che ci scuote dalle
nostre abitudini di vita e dai nostri schemi mentali.
A nostra volta, siamo chiamati tutti
a “scandalizzare” il mondo con “lo scandalo del vangelo” dimostrando con la vita
di non assoggettarsi a usi e costumi lontani dalla fede cristiana, di rifiutare
compromessi che provocherebbero ingiustizie, di preoccuparsi dei poveri e degli
ultimi.
v. 7: Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle
folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal
vento?
Il
versetto si presenta come la corsa della curiosità. Gesù ancora ci interpella
con queste parole. In particolare, noi che continuiamo a seguirlo, ad
ascoltarlo.
Gesù parla
del Battista
,
rendendogli testimonianza, come il Battista l’aveva data per lui in Mt 3,
non
come noi che continuiamo ad arrampicarci sugli specchi o che passiamo da un
pensiero ad un altro. Egli è il discepolo fedele, che ha annunciato con
schiettezza gridandolo alla coscienza di ognuno.
Giovanni compie il suo ministero in funzione della venuta di Gesù, su di
lui occorre riflettere probabilmente per poter accogliere meglio il Messia. È
un vero elogio quello che Gesù fa del suo Precursore: gli riconosce una
solidità interiore; non si è lasciato agitare dai venti contrari seguendo ora
questo, ora quello. Giovanni non è una canna sbattuta dal vento
(1Re 14,15), cioè non era un debole
che si piegava ai poteri più forti di lui
; il solo vento che lo muove è quello dello Spirito
che lo ha condotto nel deserto, dove ha predicato la conversione e il ritorno a
Dio
. Infatti, fu incarcerato
proprio per la sua franchezza davanti a Erode.
A tal
proposito, gli studiosi dicono che nelle monete coniate da Erode Antipa in occasione
della fondazione di Tiberiade attorno al 19 d.C., ci stava una canna.
L’immagine della canna sbattuta potrebbe alludere dunque allo stesso Erode
Antipa.
v. 8: Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di
lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!
 
Gesù
ribadisce cercando di arrivare all’identità del Battista: un profeta, compendio
della profezia dell’Antico Testamento e anticipo della profezia nel Nuovo Testamento.
C’è
nella gente – e anche in noi – un modo diverso di pensare. L’uomo incontrato
dalla gente nel deserto non era certo una canna mossa dal vento e non era
immerso nel lusso, ma un grande difensore della giustizia. Egli è più che un
profeta: è il precursore del Messia. Il suo status, quindi, non è un
privilegio, ma una missione; anzi la sua scelta così radicale dice il totale
abbandono del mondo per dare a Dio il primato di tutto, per dire che Dio è
l’unico vero bene. Questo è un interrogativo per noi quando non siamo in grado
di accettare i profeti, quando non accettiamo coloro che parlano nel nome del
Maestro.
Giovanni
non immischiandosi in faccende politiche, con riconoscimenti e favoritismi era
anzitutto un “modello di sopportazione e di pazienza” (Gc 5,10) e come tale divenne
l’araldo del Signore. Il richiamo al rispetto della Legge di Dio gli ha
procurato la prigionia da parte dei potenti.
v. 9-10: Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta?
Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.
Anche
noi, spesso, ci ritiriamo nel deserto. Un po’ suggerito da un animatore
religioso. Un po’ perché lo desideriamo per fare una pausa nella nostra vita.
Ma nonostante questo, Gesù ci ripete la domanda.
La
prima domanda fatta da Gesù dovrebbe scuotere le nostre coscienze che spesso confondiamo
i verbi, le parole. Vedere non è imparare. Dio non si impara ma si vede perché
Lui si mostra. Il profeta non insegna Dio, ma lo mostra e Giovanni non ha fatto
altro che mostrare Dio. Giovanni è un profeta, l’ultimo dei profeti che
annunciavano l’intervento di Dio a favore del suo popolo.
Gesù, combinando tra loro i
brani di Ml 3,1 ed Es 23,30 presenta il Battista come Elia, il profeta atteso
per il tempo messianico.
Questo messaggero divino, che è stato Giovanni il
Battista, ha preparato la strada al Signore. In questo modo Matteo sta definendo
in modo indiretto la natura divina di Gesù.
Anche
noi dovremmo fare o stare nel deserto per ritrovare la “via santa” e preparare
la via al Signore.
v. 11: In
verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di
Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di
lui.
Ancora
un elogio notevole che Giovanni riceve da Gesù. Giovanni è “
Tra i nati di donna” (Sir 10,18),
una figura di primo piano, ma proprio perché con lui si apre una nuova epoca,
il più piccolo di questa nuova situazione è più grande di lui. Giovanni è il
più grande; perché mentre agli altri fu affidato di prefigurare e preannunziare
il Redentore futuro, a lui fu riservato di mostrarlo presente.
Tuttavia,
la logica del Regno dei cieli è un’altra. Con Gesù, cioè Dio che viene a noi,
il Regno non è più guadagnato con sforzi umani, ascesi, meriti derivanti da una
buona condotta.
Nel
suo discorso della montagna il Maestro insegna: “beati i poveri, perché di essi
è il Regno dei cieli”. A chi non ha nulla, neppure opere buone da offrire da
Dio (e di cui vantarsi), e si presenta a Lui in totale nudità e vuoto, a questi
è data la beatitudine del Regno. Paolo afferma: “il regno di Dio non consiste
in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm
14,17).
Tutto deriva dal Padre mediante
Lui, che dona lo Spirito. Tutto torna al Padre mediante Lui, con il dono dello
Spirito.
Nel
Vangelo di Matteo
essere
piccoli nel regno dei cieli è un’espressione che ricorre spesso.
La
grandezza del Regno rende grande colui che ne fa parte ed è puro dono gratuito
dell’Amore di Dio per noi. I più piccoli del
Regno sono coloro che assumono la forma di schiavo e
sull’esempio del figlio di Dio “nato da Donna” (Gal 4,4), desiderano servire
«fino alla morte di Croce» (Fil 2,6-11).
In altri luoghi Gesù stesso spiega
che per far parte del Regno di Dio occorre una nuova esistenza, una rinascita
(Gv 3,2ss.). Questo ha annunciato il Battista con umiltà e ardore profetico, un
morire per risorgere.
 
Ci fermiamo in
silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio
sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
 
La Parola illumina la
vita e la interpella

La Parola che ascolto è chiusa nel carcere del mio
cuore oppure l’annuncio?
Per Giovanni Battista fu difficile riconoscere, in
Gesù, il Messia. E io? Lo conosco? Lo riconosco?
La domanda di Gesù si rinnova ancora oggi per noi.
Nel deserto cosa sono andato a vedere? Che tipo di deserto è la mia vita? Cosa vado
a cercare?
Cosa penso sia necessario
fare ed essere per entrare a far parte del Regno dei cieli?
 
Rispondi a Dio con le
sue stesse parole
(Pregare)
Il Signore rimane fedele per
sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
 
Il Signore ridona la vista ai
ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i
forestieri.
 
Egli sostiene l’orfano e la
vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di
generazione in generazione. (Sal 145).
 
L’incontro con l’infinito di Dio è
impegno concreto nella quotidianità
(Contemplare-agire)
Prepariamo la venuta del Salvatore con la speranza,
la gioia e la carità percorrendo le strade della verità e dell’amore
indicandole agli altri, come fece Giovanni il Battista.  


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